venerdì 13 gennaio 2012

Marina di Gioiosa: Addio a Benito


Benito Vitetta

Quello a cui teneva di più, nipotina a parte, erano i suoi cimeli. Benito Vitetta conservava gelosamente targhe, riconoscimenti e soprattutto fotografie raccolti in quarantanni di calcio giallorosso. Con lui va via un pezzo di storia della cittadina, dai lavori d'un tempo allo sport. Di lui mancheranno i colpi d'occhio alla venuta di un nuovo giocatore, gli accorgimenti affinchè lo spogliatoio rimanesse caldo e profumato, il panino a mezzogiorno prima che lo stadio si popolasse o i giri concentrici sul comunale per rendere il terreno ben appianato. Alla fine di ogni campionato, faticoso per uno meticoloso come lui, diceva che era ora di consegnare le chiavi ad un successore. Puntualmente il passaggio di consegna non avveniva e lui, intanto, metteva in bacheca una nuova targa ricordo. Dopo l'ultima "caduta" fisica aveva davvero rinunciato alle lunghe serate al freddo del comunale, rimpiazzandole con qualche bel giro in bici nelle ore diurne. Sempre lucido ed attento, a Benito non sfuggiva nulla delle cose importanti della vita. Era un uomo di sani principi, amante dell'educazione e innamorato della premurosa signora Anna. L'aggettivo con cui tutti lo hanno sempre etichettato era "lavoratore", perchè così aveva trascorso la sua vita, lunga quasi settantadue anni. Non è stato un lavaggista ma il lavaggista per eccellenza, da abbinare alla nota canzone "Spendido splendente", perchè la sua era proprio un'arte e tutti la ricordano dato che lo rendeva ineccepibile nel suo lavoro. C'è chi rimembra aneddoti del tipo che, dopo il lavaggio di un motore, un meccanico pensò che l'avessero cambiato con uno nuovo. Non voleva dipendenti perchè troppo approssimativi. Il suo lavaggio era tempestato di richieste, tanto da dover provvedere alle prenotazioni. Nel raccontarlo ne andava fiero, perchè sapeva d'essersi distinto. Poi guardava l'ora: ops, era tempo di recarsi al campo...e scappava via.