mercoledì 10 ottobre 2012

Anche Reggio Calabria rientra nel giro delle false cittadinanze a calciatori e pallavoliste


Anche la città calabrese di Reggio Calabria rientra tra le cittadine dal rilascio facile di cittadinanze italiane ad atleti di Serie A, calcio a 5 e pallavolo. Si tratta di circa una ventina tra calciatori di serie A e calcio a cinque, e di pallavoliste in forza a squadre minori di volley finite nel mirino dei carabinieri della Compagnia di Fermo, in un’inchiesta che fin’ora vede iscritte nel registro degli indagati 34 persone, fra procuratori sportivi e intermediari, amministratori e funzionari comunali. I Carabinieri stanno facendo molti controlli incrociati sulla cittadinanza ottenuta da decine di stranieri, per lo più sudamericani, attraverso il riconoscimento dello iure sanguinis: una procedura che consente ai figli di italiani residenti all’estero di avere il riconoscimento della cittadinanza italiana. Il giro del rilascio di tale documentazione, vede coinvolte le città di Fermo, Latina e Reggio Calabria, dove in passato sono stati scoperti illeciti della stessa natura. Fra gli atleti brasiliani e argentini che hanno ottenuto cittadinanze ‘sospette’ figurerebbero anche ragazzi di 18, 19 e 20 anni, appartenenti a club nazionali di calcio a cinque. Secondo gli investigatori, i personaggi che si occupavano della formalizzazione delle pratiche sono due persone del fermano, che a loro volta contavano su un funzionario dell’Ufficio anagrafe del Comune di Fermo, finito sotto inchiesta e sollevato dall’incarico. Il suo difensore, l’avv. Massimo Ortenzi, dice che dalla procura non è arrivata «alcuna comunicazione sulla conclusione delle indagini. Siamo fermi allo scorso gennaio, quando poi il mio assistito è stato interrogato dai carabinieri. Nel frattempo è stato rimosso dall’ufficio anagrafe, ma in attesa della fase processuale continua a lavorare in Comune, in un altro settore». L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore capo Andrea Vardaro, ora però trasferito a Roma. Ha mosso i primi passi nel 2011, dopo una verifica della Polizia municipale su un documento di d’identità di un imprenditore locale intestato ad un rumeno ma stampato su carta originale e mai registrato. Del caso si era occupata anche la procura distrettuale antimafia di Ancona, poi il fascicolo è tornato alla procura di Fermo.